8. BORGOMARINO NORD

Il brodetto della paranza

I marinai delle paranze preparavano il brodetto in mare intorno alle dieci del mattino col pesce pescato durante la prima cala. Sceglievano il pesce minuto dalla saccata: merluzzetti, sbane, cianchette, rospetti, piccole gallinelle o scorfanetti, gattucci, qualche polpetto, occhialine, alcune aragostine o canocchie, etc. e li “curavano”, cioè li pulivano lavandoli bene con l’acqua di mare. Nel frattempo qualcuno accendeva il fuoco (si usava allora il carbone) e vi poneva sopra il tegame per il soffritto con olio di oliva, due spicchi di aglio e quattro, cinque peperoni secchi (li fiffillune), che a fuoco lento si facevano soffriggere (in assenza di olio venivano utilizzati fegati di merluzzi pescati). Non appena rosolati, i peperoni si tiravano via e si lasciavano raffreddare per poi essere tritati in un “mortaio”, con il sale grosso. Subito dopo nel tegame si versava un bicchiere di aceto di vino e in seguito li fiffillune. Non appena il sugo cominciava a bollire, si calava il pesce: prima i polpetti, poi i pesci più duri, a seguire gli altri. Si copriva il tegame e si lasciava cuocere a fuoco allegro; dopo circa venti minuti di cottura, il “brodetto” era pronto. Sulle paranze il pranzo si consumava a prua sotto il fiocco; i pescatori, con la fetta di pane a mò di piatto, si accosciavano in cerchio intorno al tegame del brodetto e a un recipiente di terracotta dove veniva versato il sugo per bagnare il pane.  Quando tutto era pronto, il “parò” con la mano destra toccava il pagliolato della “coperta”, si baciava i polpastrelli delle dita e pronunciava il nome di Cristo, precisamente: Iasùcrist! in segno di ringraziamento. Soltanto dopo tale “cerimonia” poteva essere consumato il pasto: il primo a bagnare il pane nel brodo e a prendere il pesce con la punta del coltello doveva essere il parò; ogni pescatore poteva prendere solo il pesce che aveva dinanzi nel tegame. Il parò aveva il potere di toccare il tegame e farlo ruotare in modo da dividere il brodetto in parti uguali fra i marinai. Alla fine del pranzo, il “murè” (il mozzo) puliva e baciava la coperta in segno di ringraziamento per il pranzo della giornata.